«L’invarianza di gettito a livello comunale è un punto
fermo. Penso che ricominceremo a discutere della riforma del catasto e da qui
ripartiremo: l’avevamo deciso all’unanimità». Le parole del viceministro
dell’Economia, Luigi Casero – pronunciate ieri a Roma al convegno per i 130
anni del catasto – suonano come una garanzia per tutti quei proprietari
d’immobili che temono nuovi rincari dalla riforma del catasto. E non a caso la
precisazione è stata definita «importante» da Confedilizia ieri con un
comunicato.
Il riordino richiamato nell’agenda delle riforme dal Def, sia pure con una
certa prudenza e dopo la verifica degli effetti distributivi per contribuenti e
Comuni, è da completare tra il 2016 e il 2018.
cui sia possibile reperire le informazioni identificative, tecniche e
censuarie, oltre a quelle relative alla titolarità degli immobili e al loro
valore Omi.
Quello del catasto è un «work in progress», ha aggiunto Gabriella Alemanno,
vicedirettore delle Entrate, nel corso del dibattito seguìto alla prolusione di
Saverio Miccoli, ordinario di Estimo civile all’Università La Sapienza. «Dopo
lo stop alla riforma – ha spiegato Alemanno – ci siamo fermati con le attività
di stima degli immobili, ma è proseguita la pulizia delle banche dati». Il che
significa individuare le unità immobiliari che si trovano in uno stesso
edificio (così da far emergere i classamenti anomali), ma anche – ad esempio –
bonificare le particelle catastali incoerenti: solo nel 2015 ne sono state
corrette 671mila. Va in questa direzione anche la pubblicazione della
consistenza in metri quadrati delle unità a destinazione ordinaria, scattata il
9 novembre scorso. «Ed è un passaggio che crea anche maggiore partecipazione
del cittadino», ha sottolineato Alemanno.
Proprio sull’importanza di coinvolgere i proprietari tramite i professionisti
si è soffermato il presidente dei geometri, Maurizio Savoncelli, categoria da
cui nel 2015 è arrivato il grosso del milione e 262mila Docfa per variazioni e
nuove costruzioni. Savoncelli ha fatto un appello a «non impoverire l’Agenzia
di professionalità tecniche: anche se dal 1° giugno scorso trasmettiamo gli
atti solo in via telematica abbiamo bisogno di un’interfaccia negli uffici».
Sempre in tema di interazione tra privati e amministrazione, il presidente del
Notariato, Maurizio D’Errico, ha ricordato «l’esperimento riuscito della
conformità catastale», la cui verifica al momento del rogito è obbligatoria dal
2010.
È emersa con forza anche la necessità di un maggiore coinvolgimento dei Comuni,
talora distratti nella “manutenzione” della propria base imponibile,
intesa come verifica del corretto accatastamento degli edifici.
presidente della Fondazione valore comune dell’Anci, è stato chiaro: «Il tema
“patrimonio”, sia publico che privato, era in coda alle priorità dei
Comuni, ma il trend è cambiato, anche per la riduzione di risorse subita dagli
enti locali. Ora chiediamo solo al legislatore di darci un quadro normativo
certo, poi dovremo essere bravi a lavorare a livello locale in pool con
professionisti e contribuenti per metter mano alla questione catastale».
catastale a livello nazionale sarà indispensabile superare i rischi di
impopolarità tra i cittadini, oltre che di rincari. Un aiuto in questa
direzione può arrivare dall’abolizione del prelievo sull’abitazione principale,
come ha spiegato il direttore generale delle Finanze, Fabrizia Lapecorella: «Le
prime case sono possedute per il 36% da dipendenti e per il 40% da pensionati.
Aver detassato la prima casa elimina alcune gravi iniquità distributive del
prelievo e riduce la percezione della tassazione».