Con il decreto rilancio il governo adotta una misura straordinaria relativamente all’applicazione del tributo sull’occupazione del suolo pubblico, che consiste in un’esenzione senza precedenti.
All’art 181 si legge che “anche al fine di promuovere la ripresa delle attività turistiche, danneggiate dall’emergenza epidemiologica da COVID-19, le imprese di pubblico esercizio di cui all’articolo 5 della legge 25 agosto 1991, n. 287, titolari di concessioni o di autorizzazioni concernenti l’utilizzazione del suolo pubblico distinti in:
a) esercizi di ristorazione, per la somministrazione di pasti e di bevande, comprese quelle aventi un contenuto alcoolico superiore al 21 per cento del volume, e di latte (ristoranti, trattorie, tavole calde, pizzerie, birrerie ed esercizi similari);
b) esercizi per la somministrazione di bevande, comprese quelle alcooliche di qualsiasi gradazione, nonche’ di latte, di dolciumi, compresi i generi di pasticceria e gelateria, e di prodotti di gastronomia (bar, caffe’, gelaterie, pasticcerie ed esercizi similari);
c) esercizi di cui alle lettere a) e b), in cui la somministrazione di alimenti e di bevande viene effettuata congiuntamente ad attività di trattenimento e svago, in sale da ballo, sale da gioco, locali notturni, stabilimenti balneari ed esercizi similari;
d) esercizi di cui alla lettera b), nei quali e’ esclusa la somministrazione di bevande alcooliche di qualsiasi gradazione.
Tenuto conto di quanto stabilito dall’articolo 1, comma 3-quater, del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 2020 n.8, sono esentati a partire dal 1° maggio e fino al 31 ottobre 2020 dal pagamento della tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche di cui al Capo II del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507 e dal canone di cui all’articolo 63 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446.” Andando a specificare che le nuove domande relative quindi a nuove concessioni per l’occupazione di suolo pubblico ovvero di ampliamento delle superfici già concesse sono presentate mediante istanza all’ufficio competente dell’Ente locale, con allegata la sola planimetria, tutto ciò in deroga a quanto invece stabilito e disciplinato dalla normativa in materia di imposto di bollo di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 642.
Pertanto, la ratio che si evince da tale disposizione è che in via del tutto eccezionale e ai soli fini dell’emergenza dettata dalle norme imposte dall’obbligatorietà del distanziamento sociale, e dunque per tal motivo sembra riscontrarsi la data del 31 ottobre 2020 come termine di tale applicazione, è quella che la posa in opera temporanea su vie, piazze, strade e altri spazi aperti di interesse culturale o paesaggistico, da parte dei soggetti inizialmente menzionati nella norma, di strutture amovibili, quali dehors, elementi di arredo urbano, attrezzature, pedane, tavolini, sedute e ombrelloni, purché funzionali all’attività di ristorazione, non è subordinata alle autorizzazioni di cui agli articoli 21 e 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
Questo ovviamente garantirà a tutte le attività maggior margine di occupazione dello spazio e quindi una migliore distribuzione dei clienti indubbiamente. Ma chi ha pensato che questa mossa potrebbe portare agli stessi commercianti un “risvolto della medaglia”?
Dobbiamo ricordare che la Tari ordinaria non è stata sospesa, ovviamente i gestori garantiscono il servizio dello smaltimento dei rifiuti ed è giusto che agli stessi venga mantenuto e garantito il compenso del servizio effettuato. Questo quindi inciderà sui commercianti che come forse ha dimenticato il legislatore nel calcolo della tariffa per lo smaltimento dei rifiuti parte essenziale è la metratura occupata.
Pertanto, vero è che avranno la possibilità di esentare la maggiore superficie da occupare, dovendo ricordiamo garantire le dovute distanze per il distanziamento sociale, ma altrettanto vero è che la Tari verrà a loro imputata su quella superficie maggiore che andranno ad occupare.
Allora questa esenzione quanto inciderà davvero nelle tasche dei commercianti?