Il 30 aprile cadono tutte le scadenze più importanti per la gestione dei Comuni: entro il 30 vanno chiusi i preventivi 2016, i rendiconti del 2015, il questionario da inviare alla corte dei conti sui preventivi 2015, il documento unico di programmazione nella sua versione finale e, nell’esercizio provvisorio, la risistemazione di impegni e accertamenti in seguito al riaccertamento ordinario dei residui. Quest’affollamento di scadenze ha riacceso, anche se in via informale, la pressione per un rinvio dei termini per i preventivi, su cui però il governo aveva già chiarito in più occasioni di non voler tornare, anche per continuare il “miglioramento” rispetto all’anno scorso, quando la data chiave per i preventivi era stata fissata al 30 luglio. La sincronia dei termini fra bilanci di previsione e consuntivi, però, sta complicando parecchio la vita degli uffici ragioneria e dei revisori dei conti.
Il peso politico dato dal governo all’arretramento delle scadenze dei preventivi, in effetti, ha fatto accelerare tutta la macchina amministrativa, che in largo anticipo rispetto agli scorsi anni ha prodotto i numeri chiave per i conti locali.
Come sempre accade il quadro della finanza locale è dinamico, e anche questa primavera dovrebbe veder fiorire un nuovo decreto enti locali con novità importanti per l’equilibrio dei conti. Un problema a sé, prima di tutto, riguarda gli enti che nel 2015 hanno sforato il Patto di stabilità, un gruppo formato da 270 Comuni invece dei soliti 70-80 degli anni passati. In base alle regole ordinarie, queste amministrazioni dovrebbero mettere a preventivo un taglio al fondo di solidarietà pari allo sforamento, ma è forte la pressione per replicare il tetto già previsto dal decreto enti locali dell’anno scorso. Proprio le sanzioni, del resto, sono il problema che ha avviato il cantiere del nuovo decreto, perché l’equivalenza fra sforamento 2015 e taglio 2016 porterebbe dritta al dissesto la maggioranza delle 76 Province e Città metropolitane che hanno mancato gli obiettivi di finanza pubblica per quasi un miliardo. I Comuni, d’altra parte, hanno realizzato anche nel 2015 il solito superamento miliardario dei target fissati dalla manovra, di fatto cancellando l’impatto sul consolidato della Pa delle difficoltà degli enti di area vasta.
La prospettiva del decreto, però, riaccende di certo il dibattito sugli altri provvedimenti che potrebbero apportare più flessibilità ai bilanci dei Comuni.