Nel decreto fiscale in cantiere c’è l’ambizioso progetto di una riforma della riscossione locale a tutto campo, i piani del governo fanno fulcro sulla lotta all’evasione fiscale e arruolano i Comuni con i tributi. Si tratta di un vero e proprio piano antievasione che rafforzerà parecchio gli strumenti a disposizione dei Comuni per riscuotere queste somme, sostituendo quelli attuali con altri nuovi e ben più efficaci. La strategia che si vuole seguire ora è di dare alla raccolta di Imu, Tasi, multe e così via gli stessi strumenti che oggi ha in mano Agenzia Entrate-Riscossione per la caccia alle imposte nazionali.
Tra le azioni di maggior intervento, addio sostanziale alla vecchia ingiunzione, sostituita da un accertamento esecutivo come quello che già opera su Irpef e Iva, in modo che ogni Comune, trascorsi i 60 giorni dalla notifica, se non ci sarà il pagamento spontaneo o la richiesta di rateazione, potrà procedere direttamente all’esecuzione forzata del debitore. Una vera e propria cartella di pagamento, la cui applicazione sarà estesa automaticamente a tutti i Comuni mentre adesso viene utilizzata solo da quelli che già si affidano all’ex Equitalia, meno della metà del totale dei Comuni italiani.
Accesso più diretto alle banche dati, superando i tanti ostacoli che oggi lo complicano per una serie di interpretazioni contrastanti delle norme in vigore. E, in prospettiva, addio anche alla notifica, con la creazione di un’anagrafe digitale in cui tutti i debitori potranno e dovranno verificare la propria posizione. Un passo sicuramente ambizioso, che però porterebbe con sé un risparmio consistente nei costi oggi sostenuti per le notifiche.
Per il momento sembrano essere ancora ipotesi tecniche, ma le riunioni al ministero dell’Economia non accennano a fermarsi, anzi vanno avanti a ripetizione anche perché i tempi per il decreto fiscale sono serrati. Nel corso dell’ultima audizione alle commissioni Finanze riunite di Camera e Senato sul programma del Mef, è stato lo stesso ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a confermare che si sta lavorando a un progetto di riforma della riscossione locale.
Di qui il progetto di riforma, che dopo la definizione puntuale dei vari strumenti dovrà anche passare l’esame del Garante della Privacy per i profili più critici, almeno per quanto riguarda la nuova anagrafe digitale della riscossione. Uno dei punti chiave è l’equiparazione completa fra cartella e ingiunzione.
I Comuni pertanto potranno chiedere l’Imu, la Tasi, le multe e le altre entrate sfuggite al pagamento spontaneo con gli stessi strumenti oggi utilizzati dall’agente nazionale della riscossione.
Ci sarebbero poi una serie di norme pensate per blindare le entrate locali dal rischio che qualche concessionario privato fugga come successo in passato con la cassa. La soluzione sarebbe allargare anche alla riscossione coattiva l’obbligo di riversamento diretto nelle casse del Comune oggi in vigore solo per i pagamenti spontanei. Una revisione dei requisiti per l’accesso all’albo dei concessionari servirà poi a rafforzare le garanzie che nella raccolta delle entrate locali lavorino solo imprese solide.