In queste settimane di emergenza, crisi nazionale, negoziati fra sindaci e governo e maximanovra anticrisi per sostenere le casse locali sono circolate molte stime sulla perdita di entrate e le ipotesi di tagli delle entrate. Il dato reale è che i tre miliardi rischiano seriamente di non bastare, perché nei primi quattro mesi dell’anno i Comuni hanno già perso 2,715 miliardi fra tributi e tariffe, quelle che si pagano per servizi come il trasporto scolastico, la mensa, i parcheggi.
Tra gennaio e marzo le tasse locali si sono fermate a 3,49 miliardi, contro i 4 miliardi dei primi tre mesi 2019, e le tariffe hanno totalizzato 1,96 miliardi contro i 2,4 dell’anno prima. Ma ad aprile il crollo è stato totale: 323 milioni di tasse contro gli 1,42 miliardi del 2019, e 265 milioni di tariffe contro gli 852 dell’anno prima. In quattro mesi si è totalizzato 2,715 miliardi di entrate in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno 2019, con una caduta quindi del 31%.
In questo clima di incertezze crescono le richieste ai Comuni per ottenere riduzioni o esenzioni praticamente su tutti i tributi comunali, ma concederle non è facile, vuoi per cassa, vuoi per motivi normativi, per cui i Comuni aspettano la risoluzione con il prossimo decreto. Il quando ovviamente varia per ogni tributo e non va meglio per le regole su riduzioni ed esenzioni.
Così l’Autorità che da quest’anno disciplina la nuova Tari ha apportato le regole per gli sconti della tariffa rifiuti alle categorie economiche colpite dalla crisi. Il principio generale, fissato nella delibera di Arera Nr 158/2020 del 5 maggio con le tabelle allegate), è piuttosto semplice: la Tari per le utenze non domestiche, va ridotta in proporzione ai giorni di chiusura determinati dall’emergenza sanitaria. Quindi senza mezze misure ora i comuni sono chiamati ad applicare le regole che Arera ha determinato.
Arera divide il panorama delle utenze non domestiche in due grandi gruppi:
- Il primo è rappresentato da quelle attività (bar, ristoranti, parrucchieri, negozi di abbigliamento ecc) che sono state obbligate alla chiusura dai decreti con cui sono state fissate le regole del distanziamento sociale. In questo caso, i Comuni e le società di gestione dell’igiene urbana dovranno applicare lo «sconto» alla quota variabile della tariffa, quella (più importante) che in teoria misura l’utilizzo del servizio in base al principio «chi inquina paga» (la quota fissa remunera i costi generali come l’impiantistica o lo spazzamento). Sul punto la delibera è chiara, e spiega che «l’ente territorialmente competente provvede a individuare i giorni di chiusura» previsti per ciascuna delle attività economiche «sulla base dei quali applicare il fattore di correzione»: cioè lo sconto proporzionale alla chiusura.
- Il secondo gruppo è rappresentato dalle imprese o dagli studi professionali che hanno chiuso spontaneamente, magari perché in grado di assicurare lo Smart Working ai dipendenti. In questo caso lo sconto è facoltativo: il Comune o l’Autorità d’ambito, possono decidere non solo se prevedere o meno agevolazioni, ma sono liberi anche nell’identificarne il funzionamento: l’unica indicazione è che i tagli in bolletta siano commisurati ai minori quantitativi di rifiuti prodotti.
La seconda parte della delibera si occupa invece delle famiglie, e punta al sociale anticipando una nuova “Tari sociale” prevista dal collegato fiscale (articolo 57-bis del Dl 124/2019) ma non ancora attuata. Arera anche in questa opzione lascia piena autonomia ai comuni, i quali potranno applicare la tariffa “leggera” a tutte quelle famiglie che in questo particolarissimo periodo hanno attraversato un momento di crisi e che rispettano i requisiti previsti per tutti quei bonus sociali già richiesti per le utenze di acqua ed elettricità.
Ora pertanto sembra che la palla passi nelle mani dei Comuni, chiamati ad applicare le regole nondimeno sui contribuenti che per ottenere tali agevolazioni dovranno attestare il periodo di chiusura delle attività e documentare la minor produzione di rifiuti, nonchè le relative condizioni di difficoltà economica.
Sugli altri tributi locali sembra ancora predominare l’incertezza, il Mef per ora appare abbia posto il veto sulla moratoria per legge di sanzioni e interessi sull’Imu e sulle altre entrate, lasciando il tutto all’autonomia dei singoli Comuni.